La Sacramora ha 10 punti in classifica, è quartultima.
Dopo l’oscena partita col Tropical di Udine, molti credo si siano posti il problema di quale sia l’intima essenza del basket, interrogandosi sulle cause che possono determinare una prestazione cosi povera di contenuti tecnici, quale da innumerevoli anni non ci era dato di seguire. Ebbene, per coloro che, molto semplicisticamente ed empiricamente del resto, sostengono che per vincere occorra “buttarla dentro”, la risposta era chiara: 12 punti in quasi 17 minuti sono un canestro ogni tre minuti circa e con questa media è difficile vincere, a meno che non si tratti di minibasket.
Chi vede l’incontro di pallacanestro come una partita a scacchi, attacco e difesa, potrebbe pensare ad una prestazione difensiva incredibile della squadra di Karpov-Pressacco col nero (ma se cosi fosse, Lagorio dovrebbe farlo almeno sottosegretario) contro Korknoij-Faina col bianco. A questi cultori dell’ordine e della ragione contrappongono forse migliori argomenti coloro che indicano nel caso, nel destino (qual crudel fato…) la forza che determina e condiziona tutte le umane e quindi cestistiche vicende. E il caso, si sa, è volubile, il destino può essere dalla nostra o esserci avverso. Altro che homo faber fortunae suae.
Ed ecco che il pallone non entra per un sobbalzo maligno, anzi il ferro beffa il tiratore, il Savio Giampiero di turno è un giustiziere vendicativo, i rimpalli sono sempre sfavorevoli, la palla è rotonda e l’arbitro è sempre cornuto. (E pensare che Savio Otello, quello che tutti temevamo, se ne era stato per tre quarti di partita in panchina, pallido e smunto come Violetta al terzo atto prima di esalare gli ultimi sospiri!). Del resto, chi ha scelto Rank, deve pur aver fatto considerazioni di tipo miracolistico: Rank non è guardia, non è ala, è uomo che può inventare, in ogni momento, qualcosa. Ecco, ci siamo affidati agli estri quasi mestruali di questo polinesiano, stirpe probabile di Gauguin, al fato dunque, all’eroe romantico, sturm und drang, alla faccia dei robot tipo Morse, troppo monotono, e dalla razionalità che pure dovrebbe ispirare tutte le possibili filosofie del basket.
Beh, dalla prossima partita, Rank non ci sarà più. Senza nessun rimpianto, almeno da parte mia. A sostituirlo, guarda il caso, è stato chiamato Delmer “Nanoghiacciato” Beshore, che già lo scorso anno aveva sostituito l’incompreso Williams (in America quando qualcuno dice “Beshore”, i giocatori di basket si toccano): Delmer sarà senz’altro in grado di dare quella scossa di cui la squadra necessitava, è in grado di dare spettacolo e punti e risultare la carta vincente in certe partite. Mi spiace constatare come, fra tutte le possibili scelte da parte della società, non sia una scelta proiettata nel futuro; probabilmente tarperà le ali a Procaccini, che, fra alcune ombre, aveva acceso in campo anche qualche sprazzo di luce; né, secondo me, è probabile come americano per il prossimo campionato (e del resto, se qualcuno ci credeva, doveva già confermarlo l’anno scorso). Più probabilmente Beshore è un meraviglioso alibi tecnico-tattico ( ma si può andare avanti a delitti e alibi?): visto che il gioco d’attacco non funziona e troppo spesso tutto viene affidato all’improvvisazione, tanto vale che si giochi sempre in contropiede (palla avanti e pedalare, si diceva una volta) con uno che, almeno, in questo tipo di gioco è veramente bravo.
E speriamo che gli altri ce la facciano a stargli dietro.
4 dicembre 1981
Leave a Reply
Commenta questo articolo!