Ho deciso di dare questo titolo ai miei corsivi, prendendo a pretesto il nome dello sponsor, l’Hamby, e per sottolineare che il mio non sarà un supporto incondizionato ma piuttosto critico, scettico: non ho apprezzato il comportamento della società nella gestione della rescissione del rapporto con Pasini, il progetto, la partenza di Johnson, infine mi è antipatico Gianfranco Lombardi.
E’ iniziato, sempre più ricco e nuovo, il campionato di basket di A1. Sempre più ricca e nuova, la squadra di Rimini si è allineata ai nastri di partenza, e lì è rimasta; senza sorprendere più di tanto, chè infortuni e ritardi nella preparazione non consentivano di alimentare soverchie illusioni.
E’ cambiato il tecnico, è cambiata la squadra.
Durante l’estate sono partiti, scaglionati come per le intelligenti partenze ferragostane, Dal Seno, Cecchini, Ferro, Ottaviani, Wansley e Reggie Johnson: una bella squadra! Oddio, di qualcuno si attendeva il rientro, ma si è fatto ammaliare, non senza causare qualche accusa di imprevidenza da parte nostra, dalle bellezze e dalle pesetas iberiche; ma così va il mondo.
Sono arrivati, altrettanto scaglionati, Ricci da Caserta, Sylvester da Pesaro, Lamp da San Antonio e Polynice da Haiti. Vedremo se le partenze saranno state più intelligenti degli arrivi.
Intanto l’unico superstite del quintetto che tante soddisfazioni ci aveva regalato l’anno scorso, il Pelide Benatti, è tuttora alle prese con un calcagno da rieducare, e i tempi del recupero appaiono lunghi anche perchè i calcagni sono notoriamente ignoranti. Non si presenta per niente facile l’operazione di rinnovamento che la società riminese ha intrapreso, anche se non manca il tempo per verificare la bontà delle scelte. Vediamo innanzitutto secondo quale logica e per quale disegno è maturato questo cambiamento totale.
Constatato il deterioramento dei rapporti fra società e Pasini, che il tecnico stesso aveva denunciato forse prematuramente, lo staff della Marr era corso ai ripari contattando Lombardi, nemico “storico” già dai tempi di Trieste e Reggio Emilia, che tuttavia era già da parecchio tempo nel mirino di Carasso. Lombardi, personaggio di grande carisma e che i risultati conseguiti negli ultimi anni stanno ad indicare come uno dei migliori tecnici in circolazione, aveva di fronte due strade: confermare in blocco la squadra, collaudata e già formata come gruppo abbastanza omogeneo, e confrontarsi coi brillanti risultati ottenuti dal suo predecessore, o battere vie nuove e nuove esperienze. E siccome da parte della Società dinamismo congenito ed esigenze di bilancio consigliavano di vendere si è scelta la via del rinnovamento.
Un marchio nuovo, Hamby hamburger, che fa strimolire il Bastian Contrario (no al progresso gastronomico!), che sa di fast food e di America e di paninari, e squadra nuova. L’obiettivo è quello di galvanizzare una piazza che non sembra entusiasmarsi più a niente, valorizzare Paci e Daniele, costruire un gruppo immediatamente competitivo.
Dopo le cessioni, dolorose ma vantaggiose economicamente, sul fronte degli acquisti l’Hamby mette a segno i colpi clamorosi, vincendo la concorrenza agguerrita di altre società, di Ricci e Sylvester; arriva Jeff Lamp, sogno americano di cinque anni prima, ala piccola dal tiro mortifero e dai discreti trascorsi professionistici, mentre si cerca di far recedere Reggie dagli insani propositi di stabilirsi in Spagna. Dopo vari tentennamenti, aperture e contatti, arriva il no definitivo, grazie ai buoni uffici dell’agente, e siamo nuovamente in braghe di tela. Corriamo il rischio di dover ricorrere a Mike Davis, e l’Oscar dell’antipatia ce lo avrebbero assegnato d’ufficio, quando ci viene offerto Polynice. Il quale, oltre ad un discreto curriculum universitario, ha anche il merito di essere concupito da Peterson, e questo è una garanzia. Bruciamo, non senza qualche polemica, la concorrenza della Tracer, che si rifarà ingaggiando tale McAdoo, e il quintetto è fatto: Benatti, Sylvester, Lamp, Ricci e Polynice, con Paci cambio per le guardie e Daniele per i lunghi.
L’infortunio a Benatti crea i primi problemi, ma Lombardi non tarda a scoprire che Paci stenta nel ruolo di play e si adatta maglio a quello di guardia dove c’è meno da pensare. Ricorre quindi ad Angeli e, pragmaticamente come è suo costume, a Sylvester, play atipico che predilige lo Schema Tre (dam la pala ca tir me), almeno senza balbettii penosi e con la nota personalità. Anche di Polynice si scopre che ha propensione a giocare vicino a canestro, più da pivot puro che da non da ala grande, come eravamo abituati con Johnson. Sicuramente questo fatto limiterà le soluzioni offensive, ma non dubito che Lombardi troverà il sistema di far giocare insieme i due pivot, cosa per nulla inedita del resto.
Le prime due partite di campionato hanno già evidenziato questi problemi, ai quali si è aggiunto quello del leggero infortunio del nero pivot di Haiti; aggiungiamoci le normali carenze di amalgama, soprattutto in difesa dove mancano completamente tutti i meccanismi di aiuto, perché questa squadra ha avuto davvero poco tempo a disposizione per lavorare assieme, ed ecco perché non era lecito attendersi grandi risultati nelle prime giornate di campionato. Col rientro di Benatti e con un mesetto di lavoro questa squadra mostrerà il proprio volto; potrebbe essere che non ne saremo delusi.
Già da domenica prossima tuttavia potremmo iniziare a mettere qualche punto in classifica, anche se l’impegno non appare dei più agevoli. La partita con le Riunite è piena di suggestioni e di motivi di interesse; ma non si commuoverà Lombardi al cospetto della sua ex-squadra come non lo farà Dal Seno. Si presentano in gran forma Solomon e Bouie, quanto mai sollevato dall’assenza di Wansley, e non appare al meglio della condizione Montecchi, ridicolizzato da Brunamonti a Bologna. Ma la squadra è solida; dovremo far affidamento sulle invenzioni di Sylvester, sul tiro di Lamp, sul rinnovato entusiasmo di Paci, sul lavoro di Ricci e sperare che Polynice, senza guai alla caviglia, riesca a contrastare Bouie sotto le plance.
La tradizione è favorevole, in casa contro le Riunite. Malgrado il clima di grande rinnovamento, vediamo di conservarla.
3 ottobre 1986
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