Il fair play
Si avvia alla conclusione la regular season di questo campionato così amaro per noi. I bagliori di Gervin illuminano la penultima giornata; in vetta si attendono gli ultimi verdetti per comporre la griglia dei play-offs. Segnali inquietanti giungono da Bologna, stupisce la Divarese, crescono le quotazioni di Mobilgirgi e Scavolini, rifiata la Tracer, che ha affrontato l’impegno casalingo con l’Hamby cercando di smaltire le ruggini residue della gara di Madrid. Dopo un avvio disastroso, il prode Arsenio l’ha richiamata alla realtà: dopo un break di 22 a 0, ha controllato la partita senza affanni, facendo ricorso più al mestiere che ad effettive risorse tecniche. La sudditanza psicologica degli arbitri, e la nostra posizione in classifica ci consente una tranquillità di giudizio al di sopra di ogni sospetto, non è un’invenzione da faziosi: i rasoi milanesi picchiano come fabbri, bravi loro a non farsi fischiare fallo. A Milano abbiamo dimostrato di soffrire ancora il mal di panzer: Ricci è un carro armato ma spara a salve, Polynice è una forza della natura, che non sempre è benigna. Buono Lamp per impegno e per certe conclusioni sottomisura; ma dalla lunga distanza ha tenuto medie irrilevanti, segno di patemi d’animo e di insicurezza, palesata anche nell’esecuzione dei tiri liberi. O forse il logorio di una stagione pesante sotto tutti gli aspetti comincia a farsi sentire. Lombardi ha colpito i presenti soprattutto per il fair play. Che non è un regista, però, quando si perde sempre, serve.
Dopo, il rasoio, il bisturi
L’interesse di tutti, ormai, è rivolto ai programmi futuri della Società. Pare scontata la conferma di Lombardi, voglioso di rivincite. Sono incerte le sorti di Ricci, protagonista di un campionato perlomeno sconcertante: se troverà un amatore, Carasso farà l’affare. Anche di Sylvester occorrerà riparlare: partito per essere il protagonista, l’uomo in più, anche nella considerazione di Lombardi, ha finito per alterare equilibri già precari, risultando spesso protagonista in negativo. Improbabile la conferma dei due americani: Polynice non offre garanzie in un ruolo così delicato e il magnifico Lamp è un lusso che non possiamo permetterci, soprattutto in A2. A malincuore, ma rinunceremo. Dovremmo rivedere Ottaviani e, speriamo, Reggie Johnson. A conferma che il “pentitismo” è una pratica che trova applicazione a tutti i livelli, nel nostro paese. Ma le sorprese che riguardano il nostro futuro sono ancora più eclatanti: ve ne diamo, come sempre tacendo le nostre fonti d’informazione, un’anticipazione.
Una società sempre proiettata nel futuro
La notizia è trapelata da pochi giorni, ma ha già messo a rumore il mondo sportivo e quello scientifico: la Società dispone di una banca del seme. Nelle provette, che gelosamente conserva a bassissima temperatura, si trova il liquido seminale di Otis Howard, Bill Collins, Delmer Beshore, Gig Sims, Brad Branson, Reggie Johnson. Dopo qualche resistenza anche Jeff Lamp si è convinto a lasciare il proprio contributo, e la collezione è completa. Gianmaria ha perfezionato gli studi di ingegneria genetica per i quali era già famoso, avendo trasformato un mediocre come Terenzi in un fenomeno, ed ha trovato il sistema di isolare i geni che predeterminano le caratteristiche fisiche e tecniche di tutti i migliori giocatori che sono passati a Rimini. Ha poi proceduto ad “assemblare” i geni così isolati fino a creare una cellula maschile completamente nuova, che raccoglie il patrimonio genetico di ognuno. Fantascienza? Eppure non dovremmo stupirci più di nulla. La notizia ha creato qualche imbarazzo in Vescovado e soprattutto in Vaticano, più vicino ai problemi dello sci che a quelli del basket, ma il programma, battezzato auguralmente “Gemini”, procede. Ora si tratta di trovare una decina di “ospiti” per accogliere l’ovulo fecondato artificialmente da questo superspermatozoo, e fra una ventina di anni avremo una squadra imbattibile. I prodotti di questa operazione avranno tutti le seguenti caratteristiche: la statura di Sims, il fisico di Howard, la velocità di Beshore, il talento di Johnson, la signorilità di Collins, la mano di Lamp e il colore di Branson, per far felice Pippo. Purtroppo non si è ancora riusciti ad isolare il gene che presiede alle capacità difensive di Wansley, ma credo che con una squadra così non dovremmo preoccuparci eccessivamente della difesa. Si sta anche cercando di lavorare sull’allenatore del futuro, che dovrebbe avere la grinta di Bucci, la conoscenza teorica di Taurisano, il culo di Pasini e la faccia tosta di Lombardi. Ma gli studi in merito appaiono ancora lontani da una soddisfacente risoluzione, per cui appare scontato che in panchina si siederà, finalmente, Carasso.
Ringraziamento
La Società coglie l’occasione per ringraziare le gentili tifose che, negli anni, si sono adoperate per contribuire alla raccolta della materia prima per questa nuova conquista del genere umano, e quante vorranno ancora collaborare.
13 marzo 1987
Leave a Reply
Commenta questo articolo!