Lego quell’anno all’eccellente rapporto interpersonale con i miei compagni di squadra e alla figura di Ernesto (Wansley).
Io mi ero trasferito a Rimini nel 1982, un anno prima. Ricordo che una sera, a casa di Claudio Papini, ci apprestavamo a mangiare il pesce: c’erano il coach Pasini, Giorgio Cecchini e altri tre o quattro giocatori. Alla squadra mancava il secondo americano e l’interrogativo preoccupava da tempo i dirigenti e i tecnici: mi venne in mente il nome di Wansley, che aveva giocato con me a Torino. Prima di tutto era un amico, ma conoscevo profondamente che tipo di giocatore era e il suo incredibile valore in campo… bisogna considerare che a Rimini quell’anno segnò poco – trasferta di Ferrara a parte – e che il lavoro inestimabile che svolgeva sotto canestro era spesso ‘oscuro’. A Torino aveva realizzato anche un sacco di punti, per cui indicai il suo nome come scelta di sicura efficacia e i risultati, alla fine, mi diedero ragione…
(continua…)
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