Soffre, la Marr, fa soffrire, ma non viene meno alle aspettative: occorrevano i due punti, contro l’Opel di Reggio Calabria, e li ha ottenuti, al termine di una partita dura e spigolosa, condita da un arbitraggio approssimativo. Scarse percentuali di tiro, errori sotto misura incomprensibili parevano vanificare una costante superiorità ai rimbalzi ed una buona difesa sul temutissimo Hughes. Ma un lucidissimo Benatti, particolarmente ispirato al tiro, e gli estri di Johnson hanno fatto la differenza.
A quota 20 in classifica, insieme a Granarolo e Riunite, la Marr può guardare dall’alto in basso sette squadre, fra le quali il titolatissimo Bancoroma, che se la vedranno fra loro per la retrocessione: Mulat e Benetton sempre più in affanno, Opel e Stefanel sempre più indiziate. Anche se la matematica non ci mette completamente al riparo da ogni evenienza, la posizione degli uomini di Pasini è di assoluta tranquillità.
L’Opel, forte dei buoni ricordi dell’andata, quando ci massacrò, era venuta per vincere: la superiorità nel reparto guardie autorizzava rosee previsioni ed i fatti parevano darle ragione. Quando ha giocato con tre piccoli, Bianchi, Mentasti e Campanaro, ci ha messo in difficoltà, malgrado la nostra superiorità a rimbalzo. Mentasti pareva voler ripetere la prestazione mostruosa dell’andata, confermando di avere un conto aperto con Rimini e Campanaro faceva sentire il suo peso, né Cecchini né Ferro erano in grado di contrastarli ed apparivano inefficaci in attacco. Ma la buona difesa su Hughes ha avuto l’effetto di toglierlo dalla contesa, innervosendolo oltre il lecito; l’ex Pro di Kansas City, il Reggie King dello Stretto, ha mostrato la consueta imprecisione al tiro, pur impegnandosi in una buona guardia sull’ex compagno di squadra Johnson e Simeoli, che ricordavamo per la precisione al tiro, non ha brillato certamente. La Marr, impietosa ed opportunista secondo un copione messo in mostra negli ultimi tempi, ha sfruttato al meglio l’occasione.
Non è bella, la Marr di questi tempi, è un “tipo”; e soprattutto ottiene i risultati. La verità è che il campionato è entrato nella fase calda: si accorciano i tempi per sperare nei recuperi miracolosi, in coda ed al vertice si cerca di consolidare la propria posizione. Cosi la Berloni si fa uccellare in casa dalla criticatissima Simac di Peterson, che è come Andreotti: pare sempre sul punto di cadere ed è sempre lì, al suo posto. Il nervosismo affiora anche a Bologna, malgrado le alte assicurazioni dell’avvocato: il “salotto” del basket nazionale prende fuoco di fronte alle vendette dell’ex Frederick ed alla stoltaggine arbitrale. Le Riunite stringono i denti e non mollano un centimetro, miracolo di volontà e determinazione. Questo è il momento di essere pratici, non belli: la Marr riesce per il momento a trovare maggiori stimoli in difesa, che a trovare fluidità in attacco.
La difesa è stata l’arma vincente nelle ultime partite: 57 punti subiti contro Livorno, 66 contro la Granarolo, 63 contro l’Opel. Una media incredibile, che non trova riscontro in altre realtà del campionato. In precedenza ha vinto gare in attacco, come contro la Mobilgirgi e la Scavolini; altre volte ha giocato partite scialbe ed incolori, contro squadre che potevano essere alla nostra portata. L’importante è non accusare cali di tensione, mantenere la concentrazione: Pasini ha fissato obiettivi ambiziosi, e sicuramente impensabili alla vigilia del campionato. A 30 punti in classifica dovremmo raggiungere una posizione che ci permetterebbe di affrontare la seconda fase (playoffs appare un termine eccessivo per un prosieguo di campionato che vede impegnate tutte le squadra meno quelle retrocesse) con qualche chance in più.
E se gli obiettivi della squadra sono facilmente individuabili nella ricerca della miglior posizione possibile, ad arricchire un “palmares” di fresca nobiltà, altri obiettivi individuali vanno perseguiti nel frattempo. Conciliare gli uni e gli altri non è facile: nella valutazione dell’operato di un allenatore i risultati contano, eccome! Ma ci piacerebbe vedere Daniele impegnato più a lungo, magari senza gli affanni consueti, o Johnson senza le briglie sul collo, o Paci liberato da remore o blocchi psicologici. Pasini, che ammiro incondizionatamente, è spesso, più o meno velatamente, accusato di deprimere estro e creatività: questo è il significato del “gioco cerebrale”, il segreto svelato dal profeta Bianchini.
Ma le necessità di classifica lo impongono: questo è necessario pretendere da una squadra nel complesso povera di talento, la massima applicazione nell’interpretare il gioco prefissato, il saper sfruttare le debolezze degli avversari, la speculazione su ogni palla, la selezione dei tiri, le scelte in difesa. Per tutto ciò occorrono concentrazione ed impegno, coscienza delle proprie forze e dei propri limiti, ed obbedienza. I risultati nascono dall’applicazione e dal lavoro; e i nostri lavorano duro, e questo lavoro mai come nel nostro caso riesce a nobilitare anche prestazione che esteticamente fanno storcere un po’ il naso.
La Marr sparagnina e “cerebrale” di questi tempi non è bella, ma ha un suo fascino ed e è intelligente, come ha rilevato anche Gamba a sue spese; liberata dai problemi della bassa classifica, saprà mostrare un nuovo volto
Non la vorremmo “oca giuliva”, ma un poco più brillante, si.
7 febbraio 1986
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