(…) Nell’84 io avevo dodici anni, giocavo a pallacanestro, ma non avevo ancora deciso di fare di questo un lavoro, né di puntare a una qualsiasi carriera. Ammetto di aver vissuto la promozione in oggetto più attraverso i racconti della mia famiglia che per la mia passione di tifoso. Mio padre era un animale da tribuna, un fedele del rimini sia calcio che basket. Nei suoi racconti epici si è sempre vantato di aver coniato lui stesso quello slogan “MARR MARR SUPERSTAR” che proprio in quegli anni accompagnava in un coro unanime le imprese del Flaminio o Pala Vendemini. Mia sorella maggiore era una tifosa per passione cestistica e di cuore, e proprio sue erano stati la testimonianza e i ricordi che mi avevano fatto venire a conoscenza di quelle trasferte in cui i tifosi seguivano la squadra in un codone di dieci, quindici pullman.
Però i nomi di quei dieci giocatori, nonostante la mia scarsa fede sportiva, avevano impiegato pochissimo tempo a imprimersi nella mia mente.
Il mio approdo alla prima squadra, negli anni seguenti, era avvenuto quando alcuni di quei giocatori erano ancora attivi e posso assicurare che il rispetto che ho sempre nutrito verso di loro resta tutt’oggi immutato. Quando me li troverò davanti in campo, nella partita che vuole essere una festa per la pallacanestro riminese, celebrando quel loro successo dell’84, sarò emozionato. D’altronde rimettere i piedi da giocatore sul parquet del Flaminio e trovarmi avversario di quel “manipolo di eroi” non può lasciare indifferenti…
(continua…)
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