UN QUARTO di secolo fa il Basket Rimini viaggiava con al seguito fino a 19 pullman di tifosi più uno sciame di auto, numeri che adesso non si registrano neanche sommando le presenze in trasferta di un’intera stagione. Nel 1984 la Marr Rimini saliva per la prima volta nella sua storia nella massima serie vincendo a sorpresa la A2 con una squadra di modesto talento, e proprio per questo mai dimenticata. Al punto di essere rimessa assieme a 25 anni di distanza, festeggiata, celebrata con tutti gli onori, persino confrontata con la Rimini di oggi. Altri tempi, paragoni impossibili, a maggior ragione su una piazza come Rimini da sempre distratta da mille altre forme di intrattenimento. Ma il successo dell’operazione Marr-25 fa pensare: certe imprese, quando sono frutto di sforzi generosi e di radicamento sul territorio, entrano nell’immaginario collettivo e diventano immortali. Oggi invece tutto si brucia in fretta.
Un comitato spontaneo di tifosi ha organizzato nei dettagli la festa e solo in un secondo momento ha avuto l’appoggio dei Crabs. La società ci ha aggiunto un’amichevole, e di lusso, con i vecchi rivali di Pesaro, tra l’altro prima uscita interna di Myers dopo il ritorno a casa. Il tutto si è trasformato in una specie di giornata dell’orgoglio riminese, di questi tempi già solleticato dalla nuova supercoppia Myers-Scarone, i due giocatori più significativi passati per Rimini negli ultimi due decenni. Eppure Crabs-Scavolini è rimasto l’evento di contorno, mentre il clou è stato la partita dei cinquantenni della Marr 83/84, sovrappeso e spelacchiati, ma applauditissimi. Hanno giocato (e perso, ma di poco, e l’età giocava a favore degli avversari) contro una selezione di all-star riminesi, tra i quali alcuni ex idoli biancorossi degli anni 80 e 90, con gli stessi Carlton & German a fare una comparsata. Ma il pubblico che ha quasi riempito il vecchio Flaminio – una partita del genere non si poteva certo fare in un palazzo freddo e moderno come il 105 Stadium – si è apertamente schierato con i vecchi, facendo anche risuonare lo slogan più gettonato dell’epoca: «Marr-Marr-Superstar!».
I ragazzi di 25 anni fa c’erano tutti, emozionati ed orgogliosi. A cominciare dagli americani, il bianco Gig Sims e il centrone Ernst Wansley, visto anche a Torino, Forlì e Pescara. È lui il protagonista di uno dei più gustosi tra i tantissimi aneddoti citati dal bel libro celebrativo “I ragazzi che fecero l’impresa” (per informazioni www.marr25.org); quando Earl Williams, truce centro-boa della Fortitudo, lo minacciò con un “I have a gun”, ho una pistola, Ernestone non fece una piega, per nulla intimorito indicò le sue parti basse e rispose “me too”, anch’io… Poi c’era lo staff al completo, coach Piero Pasini e il suo vice Luca Dalmonte, che all’epoca aveva 21 anni, con la polo della Scavolini ancora addosso. C’erano gli altri tre del quintetto base, Maurizio Benatti con gli occhiali, Giorgio Cecchini e Giorgio Ottaviani, e tutti quelli della panchina: Danilo Terenzi che giochicchia ancora nel campionato sanmarinese, Umberto Coppari, Vinicio Mossali, Stefano Brighi, Paolo Paci fino a Luca Ioli, il decimo uomo che segnò il libero della promozione, contro la Fortitudo. Mancava solo il dodicesimo, Sandro Angeli, perché è l’unico ancora in attività, anche se ha 44 anni. Ma c’era – in panchina per gli all-star accanto ad Alberto Bucci – suo cugino Mauro Morri, festeggiatissimo alla prima apparizione pubblica dopo il terribile incidente in moto di giugno nel quale se l’è vista bruttissima ma si è miracolosamente ripreso.
È stato insomma un riuscito amarcord, quest’ultima è una parola che – guarda caso – è entrata nel lessico comune grazie ad un riminese doc, Federico Fellini… Iniziative di questo genere negli ultimi anni hanno avuto successo un po’ in tutta italia, segno che forse il basket dei tempi andati piaceva più di quello di oggi, o forse per semplice nostalgia del passato da parte di chi non è più giovanissimo. Il caso della Marr ’84 però è particolare: quella squadra dimostrò che anche Rimini si può infiammare per il basket. Anche se tutto è cambiato, tocca a Myers e Scarone provare a fare lo stesso.
Enrico Schiavina
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