Il basket riminese si appresta a vivere una svolta epocale: il cambio al vertice dei Crabs dal padre padrone Adriano Braschi al vincentissimo ed ultra cestista Alberto Bucci.
Mentre scriviamo siamo tutti in attesa del bonifico che va a ripianare parte dei debiti contratti dalla Basket Rimini Srl (la seconda tranche seguirà a breve), quanto richiesto dalla vecchia proprietà per il subentro della nuova, dopo di ché l’assemblea dei soci metterà la parola fine alla maggioranza detenuta dalla public company Rimini Sport Srl nella maggiore società del basket riminese.
Una avventura che inizia sotto i migliori auspici, con una società bene avviata nel campionato (ma Bucci non esclude un rinforzo in corso d’opera, soprattutto se coach Sacco troverà l’amalgama giusta per un gruppo di buone potenzialità) e con una proprietà che ha voglia di fare bene affidandosi ad un uomo di grande esperienza e capacità che conosce il basket come pochi altri in Italia: Bucci è una delle figure di spicco del basket nazionale insieme a Dan Peterson, Dino Meneghin e Valerio Bianchini. Proprio Bucci è intervenuto con parole di elogio per l’iniziativa Marr superstar, 25° anniversario che ha riesumato una passione evidentemente mai sopita per quella squadra d’altri tempi.
Ne parliamo con Teto Gambetti (il suo vero nome, mai usato è Adalberto) Presidente del Comitato che ha organizzato l’impresa.
Gambetti si è detto di tutto e di più di questa iniziativa che ha avuto una sorta di snow ball effect cioè la palla di neve che diventa valanga. Quando avete iniziato a capire che la cosa stava esplodendo?
“Sì devo ammettere che tutto è nato dal feeling per il nostro amico Gig Sims, dalla passione di Nicola (il figlio di Teto, N.d.r.) e dall’entusiasmo di pochi, poi a mano a mano ci siamo ritrovati in una situazione altalenante con i tifosi storici che ci incoraggiavano e con le realtà ‘istituzionali’ più scettiche perché giustamente memori della freddezza riminese verso il passato. Lo spartiacque è stato il blog fans club, da lì abbiamo capito che le nostre emozioni erano state metabolizzate da tantissima gente, anche se il risultato è stato di gran lunga più grande delle nostre aspettative”.
Come era secondo lei il rapporto di quella squadra con la città?
“E’ un rapporto irripetibile e smentire questa mia affermazione è la sfida di chi dirige la pallacanestro riminese oggi. E’ vero, allora il basket era più facile, si pensi solo che i giocatori erano tutti italiani e che li incontravi facilmente, gli stranieri erano solamente due costretti a confrontarsi con l’ambiente locale, persino avere come nono, decimo, undicesimo e dodicesimo dei riminesi nati e cresciuti a Rimini era un segno di continuità tranquillizzante. Quello di oggi è un basket che si rimescola continuamente e finisce per frullare anche le emozioni. Faccio un confronto tra quella Marr e quella altrettanto importante fatta con i nostri giovani delle classi ’71 e ’72 (Myers, Ruggeri, Semprini, Ferroni N.d.r.).Quella del 91-92 era una compagine più tecnica, con maggiore talento, curiosamente allenata sempre da Pasini. Quella dell’83-84 aveva una grande qualità umana, dimostrata ad esempio nel quadrato che la squadra fece attorno a Gig Sims. Questo fare quadrato si è poi allargato a tutto il pubblico. L’ho capito sabato 12 settembre al Flaminio, quelli della mia generazione che erano sugli spalti a vedere Cecchini e soci avevano gli occhi lucidi per l’emozione”.
Ci dica quale è secondo lei il rapporto della città con il basket.
“Guardi, io mi sono avvicinato al basket con mio figlio perché incominciò a giocare, poi sono stato coinvolto in quel periodo magico, negli ultimi dieci anni ho mollato vedendo la pallacanestro da lontano. Ci siamo accorti tutti che sotto la cenere arde la brace della passione, occorre trovare gli argomenti giusti per fare tornare a divampare il fuoco. A parte qualcuno più distaccato tutti si sono appropriati dell’evento. Anzi un ringraziamento doveroso va a German Scarone che nonostante avesse disputato una partita intera, è rimasto con noi da vero riminese, giocando e dimostrando di essere un grande capitano e difatti la gente del basket lo ricambia. L’alchimia giusta è quella e va trovata, la rievocazione dei ricordi collettivi può essere molto utile, gli studiosi ci dicono anche che fa bene alla salute!!”.
Quale sarà lo sviluppo futuro di questo progetto?
“Noi pensavamo di chiudere il comitato con il fischio finale degli arbitri sabato 12 settembre. Poi tutti ci dicono di continuare, forse il modo di essere utili al basket riminese può essere proprio questo, un evento annuale che ricordi a tutti gli sportivi le radici, le nostre radici. Abbiamo già ottenuto la possibilità da parte della Marr di usare il marchio per le iniziative rifacendoci allo sponsor di allora. Ci prepariamo a pensare ad un appuntamento annuale e, conoscendo mio figlio Nicola, so già che non sarà soltanto una rimpatriata al Pic Nic”.
Insomma l’impressione è che il comitato Marr Superstar possa essere utile al basket riminese.
Questo giornale che di riminesità è il depositario è pronto a fare la sua parte, all’ormai riminese D.O.C. Bucci è stato servito l’assist, speriamo che il grande Albertone lo concretizzi.
Luca Ioli
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