“L’uomo – diceva Brecht – ha una grande fortuna: che può pensare”.
“Pere” Williams, che deve avere una sua particolare educazione religiosa, non ne abusa, considerandola, la capacità di pensare, dono di Dio. Che sarebbe poi come se, invitato per il tè in casa di amici, ti venisse offerto un pasticcino e tu vuotassi l’intero vassoio riempiendoti le tasche di biscotti. Ma quest’uomo, testimonianza evidente della giustezza delle teorie di Darwin, è tutt’altro che sfiorato dalla Grazia, anche se appare come un predestinato.
Predestinato all’antipatia e alla storia: il museo dedicato al Lombroso ha già prenotato il cranio di questo soggetto come esempio “homo delinquens”, oltre che come esempio di vacuità assoluta. E niente appare più giustificato: già all’atto del cartellinamento, quando gli richiesero delle foto per il documento, ne consegnò due, una di fronte e una di profilo. In partita, oltre che zompare, una cosa ti pare di poter dire stia sempre sul punto di dover fare: costituirsi.
Ora, contro costui, che adeguatamente rappresenta, se non una società gloriosa, sicuramente una tifoseria tra le più becere ed odiose d’Italia, è maturata una delle vittorie più esaltanti e significative del basket riminese, che vorrei nell’occasione impersonificare nella figura di Ernesto Wansley: il nostro pivot è un atleta serio, attento, conosce il suo mestiere, anche i trucchi, certo, ma non si tira mai indietro; sa quello che deve fare e lo fa, senza gesti plateali, mai un gesto di stizza, indisponente quasi nella sua seraficità, ma sempre consapevole. Ebbene, opposto al borioso, rissoso, provocatorio Williams, Ernesto trasfigura assumendo dimensioni allegoriche: diventa San Giorgio contro il drago, l’Arcangelo Gabriele che brandisce la spada fiammeggiante, la massaia che debella “quel diavolo di sporco” che si annida fra le mattonelle. L’eterna parabola della vittoria del bene sul male, ecco cosa ha rappresentato la vittoria sulla Yoga. Sto enfatizzando, certamente; ma mai vittoria era riuscita a darmi tanto, in emozioni, in sensazioni, essendo stata vissuta nel segno di una tensione straordinaria, maturata secondo un copione degno della migliore tradizione “gialla”. Il danno e la beffa, il massimo!
L’illustre giornalista bolognese, tifoso et pro domo sua (al cuore e allo stomaco non si comanda!), ha pateticamente chiamato in causa l’operato degli arbitri; noi non siamo mai stati teneri nei confronti degli uomini in grigio, ché anzi saremmo in generale propensi ad abbracciare la tesi di quel famoso genetista che li vorrebbe specie capace di riprodursi agamicamente stando seduti sulla ciambella del water. Ma se c’è stata disparità nel numero di falli assegnati alle due squadre, le ragioni sono di natura tecnica e non uterina: la Marr è la squadra che commette il minor numero di falli di tutta la A2, sa difendere e cerca la penetrazione, la Yoga è quella che commette più falli, si affida a una difesa più “fisica” che tecnica, e cerca maggiormente il tiro da fuori. E gli arbitri, accettando gli scontri, come hanno fatto all’inizio, sul piano fisico, hanno oggettivamente favorito la squadra che dispone di maggior peso e centimetri; e questa non era certamente la Marr. Quanto poi a Williams, espulso a partita già segnata e quindi ininfluentemente sull’esito della partita stessa, il suo comportamento provocatorio avrebbe dovuto essere punito molto tempo prima con un “tecnico”, almeno. Gli arbitri han tollerato fin troppo, e il tentativo di far passare Williams per una mammoletta è assolutamente ridicolo. Le insinuazioni sono del tutto gratuite: noi abbiamo Angeli e Arcangeli, ma non mi pare che possiamo contare su particolari santi in Paradiso. La Yoga doveva piangere se stessa per non aver saputo darci il colpo del KO quando ne aveva la possibilità e la scelta di essersi affidata ad un giocatore dai grandi mezzi, ma assai discutibile sul piano comportamentale, come testimoniano precedenti episodi. E qui chiudiamo il capitolo polemiche.
A noi resta il ricordo di momenti di grande gioia, che si può condensare nelle parole della canzone che Piero Pasini, mi assicurava un amico nottambulo, cantava a squarciagola verso le tre di notte sulla palata, forse in stato di ebbrezza, e che faceva pressappoco così:
.. felicità
è batter la Yoga
è più di una droga, la felicità
è vedere Sassoli
uccellato da Ioli, la felicità
veder Wansley e Cecchini
fare “i bambini”, la felicità
veder Sims e Benatti
segnare da matti, la felicità, felicità
felicità, e veder Brighi e Mossali
volare senz’ali, la felicità
è Coppari e Ottaviani
stoppare Jeelani, la felicità
è vedere Carasso
che conta l’incasso, la felicità
è vedere Guidone
che picchia Tallone, la felicità, felicità…
e continuava, in giusto omaggio allo staff medico che gli aveva garantito la buona salute dei ragazzi:
… felicità è avere Bettazzi
che aggiusta anche i ca….., la felicità
ed anche Corbari
(solo quelli amari), la felicità
ed un massaggiatore
che massaggia a ore, la felicità
poter dir che nessuno
ci toglie la A1, la felicità, felicità
felicitààààà
E la Giannina provava un po’ d’invidia.
13 aprile 1984
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