E per quel che riguarda il Sapori, quel che è dato è stato reso, con gli interessi, se è possibile. Noi la figuraccia l’avevamo fatta per così dire in famiglia, loro davanti all’occhio delle telecamere di stato, noi col commento di Piomboni, un riminese che talvolta pare vergognarsi delle proprie origini, loro probabilmente abbandonano ogni velleità di promozione, noi poniamo le premesse di un finale di campionato senza grossi patemi d’animo. Altri ancora i motivi che si intrecciavano: la sfida Casanova – Beshore questa volta si è risolta a favore dell’americano. Cagnazzo, che voci di non chiara provenienza vorrebbero a Rimini il prossimo anno, è stato cancellato da un Vecchiato quanto mai volitivo.
Se l’accoppiata Collins – Vecchiato ha dato consistenza a tutte le azioni offensive e difensive della Sacramora, confermando una costanza di rendimento (a parte qualche sporadica flessione) e un affiatamento notevolissimo, Giorgio “La Foudre” Cecchini è stato ancora l’arma vincente, l’uomo capace di determinare il break decisivo con i suoi blitz a canestro. Se ne meravigliava Giordani a fine partita intervistando un Carasso che sfoderava il suo giocondesco sorriso; non ce ne meravigliamo noi che di Cecchini abbiamo sempre apprezzato il coraggio, la grinta e la velocità straordinarie. All’inizio del campionato veniva adoperato come espediente tattico, era la mossa della disperazione; oggi, adoperato con una certa continuità, avendo trovato una collocazione più chiara all’interno della squadra ( e l’infortunio di Riva non è del tutto estraneo alla cosa ), ha mostrato di sapersi anche disciplinare tatticamente e sta offendo un rendimento elevatissimo. Domenica al Flaminio sarà di scena la Latertini Lazio di quel Taurisano che ormai, alla luce dei risultato ottenuti anche a Roma, nessuno rimpiange a Rimini; il povero Taurisano vive con lo spettro della serie B alle spalle, come Amleto.
Ha abolito dal suo lessico la B come consonante sgradevole: dice pargoli e non bambini, menzogne e non bugie, non ha bisogni bensì necessità fisiologiche, ha cancellato dai suoi itinerari Bologna e Bari, non beve latte che contiene una vitamina innominabile, in sua presenza non parlate di Brigitte Bardot, che è come parlar di corda in casa dell’impiccato. Quando non ne può fare proprio a meno pronuncia la B come le Sturmtruppen di Bonvi: “Una pirra, preco”, che pare un bavarese in ferie. Si evitino quindi i convenevoli tipo “Benvenuto”, “Bentornato”, “Buongiorno” et similia; nel caso, si ricorra all’inglese: welcome sarebbe il saluto adatto. E’ vietato deconcentrarsi in ogni caso, i colpi di coda delle pericolanti sono sempre possibili. Se sulla carta l’incontro non appare così difficile, non dimentichiamo che Gibson sta attraversando un buon momento di forma e che di fronte ci troveremo ancora Tomassi, uno che con noi ce l’ha sempre avuta. Quando giocava col Banco Roma è stato sempre l’uomo determinante nelle nostre sconfitte (4 su 4). Quest’anno, esorcizzato a dovere Tomassi, pare si debba registrare un’ inversione di tendenza (a Roma abbiamo vinto); facciamo in maniera che questa nuova tradizione si consolidi. Intanto un’altra tradizione tipicamente italiana sta conoscendo nuovi fasti: quella dello scambio epistolare. Intendiamo riferirci allo scambio di lettere aperte, messaggi cifrati e raccomandate fra i nostri mega-ex-presidenti; dopo le lettere di Iacopo Ortis ( che non è il noto mezzofondista) si profila un nuovo best-seller nel campo della letteratura epistolare appunto (Casali sta meditando di proporsi come editore). Per il bene di tutti speriamo che si capiscano in fretta, non vorremmo che fosse una pubblicazione postuma, postuma beninteso al grande basket a Rimini.
Io intanto, sabato scorso, anche per non perdere i contatti con un’altra realtà, mi sono dedicato al cosiddetto “basket minore” alla Sala Mostre. Giocava la UISP (Sala Mostre: dopo i serpenti, i naif e le ceramiche, i “fenomeni” della UISP ci stanno proprio bene!). Io a questa squadra, a parte le battute, sono veramente affezionato, per buona parte sono ragazzi che ho svezzato e visto crescere (vero “Panno lenci”, “Volpe”, Ferroni e Ferrini?); non ci sono campioni fra loro, ma rappresentano l’espressione più alta , più pura, se mi è permesso dirlo, del basket a livello amatoriale, testimonianza di una passione che è peccato non vedere indirizzata ad obiettivi più gratificanti. Ma certo loro sono contenti così: sicuramente si divertono e sono loro sconosciute le nevrosi e le frustrazioni che accompagnano l’agonismo a livello professionistico. C’era anche “Bomba” Senigagliesi, fra qualche giorno alla seconda paternità (auguri!), che viene a giocare da Piacenza, orari di lavoro permettendo; anche se con qualche chilo di troppo, ha ancora la stessa voglia di giocare di dieci anni fa. Anche questa è pallacanestro; se auguriamo alla Sacramora, che è il nostro fiore all’occhiello, un’attività di vertice sempre più proficua, esprimiamo voti e sollecitiamo maggiore collaborazione fra tutte le forze che ne sono preposte (mancano gli impianti) affinché anche questo basket che non sempre opera sotto i riflettori possa assurgere a dignità e rango più elevato.
Rimini è matura per una squadra diciamo di serie C, che possa essere fucina e banco di prova per giovani talenti, non alternativa ma supporto alla squadra di serie A. Penso sia un discorso che debba essere approfondito.
5 febbraio 1982
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