“L’estate sta finendo, un anno se ne va…”, ce la stanno menando e cantando da giugno quei due soggetti dalla fisionomia variabile, quindi ambigua. E anche se ancora non si arrende, complice la latitanza di Giove Pluvio, questa estate, balorda come sempre per tutti i baskettofili, è davvero finita. Il fatto è che non sai mai come interpretarla, se sia un’appendice del campionato precedente o invece preludio di quello che va ad incominciare. Il più delle volte non rappresenta altro che una ridda di nomi e una serie di risultati di scarsa importanza. Da domenica prossima si riprende sul serio, coi due punti in palio, punti che contano.
E, particolarmente a Rimini, l’estate è trascorsa spensieratamente, all’insegna dell’effimero, ormai consacrato a tutti i livelli e di un’allegra promiscuità, in barba alle proposte di castità, odorose di sacrestia, uscite dal Meeting e al fantasma dell’Aids d’importazione. Mosconai e bagnini, per nulla turbati dalla polemica sulla “sabbia d’oro” di Cesenatico, baristi ed esercenti vari, albergatori ed Azienda, anche se in perenne disaccordo sulle presenze, ambulanti e pubblici operatori hanno vissuto una grande stagione. Ma questo clima di euforia non ha contagiato gli appassionati di basket. Come fa notare Carasso contando il numero di abbonamenti. Vuoi vedere che la Marr in serie A non fa più notizia, che ci abbiamo, come dire, fatto l’abitudine? Si è cercato, è vero, di creare un clima di suspence attorno alla riconferma di Johnson, ma il tira e molla (“Viene!” “Non viene più” “Forse viene ma vuole di più” “La trattativa è definitivamente chiusa“) fra Reggie e la Marr non ha sorpreso nessuno: gli interessi coincidevano perfettamente. La Marr non può privarsi di un giocatore di caratura superiore, capace di fare la differenza, soprattutto in un anno in cui il mercato americano non pare offrire gran che; Johnson non può sperare in un buon ingaggio nell’NBA e soprattutto non appare incline a sobbarcarsi le fatiche di un campionato così stressante, né può sperare di guadagnare in Europa più che in Italia. La conclusione della vicenda era scontata.
Devo dire che la trattativa ha subito una svolta quando Reggie si è deciso a cambiare quell’antipatico del suo avvocato, che era il più ostinato. “Ci verrei di corsa – aveva risposto per tutta l’estate a Cervellini nel corso di estenuanti telefonate transoceaniche – anche per fare un piacere a Gianmaria, ma come faccio con l’avvocato?” Poi è arrivato. E la vertenza si è composta nei tempi previsti, cioè dopo il ritiro, essendo noto che il nostro odia storicamente la montagna e culturalmente la fatica. Griffin ha interpretato il ruolo di “donna dello schermo” fino in fondo; oltre alle frattaglie lesse, la situazione del ginocchio appariva irrimediabile. Dispiace per quello che è stato sicuramente un bel giocatore.
Da Johnson ci si aspetta, avendo maturato esperienza e acquisito familiarità con l’ambiente ed essendo gradito ai compagni, maggiore continuità (le doti tecniche non mancano) e leadership (e qui valuteremo le doti morali). Qualcuno ha notato, aggiungendo a considerazioni tecniche alcune annotazioni di fine intuizione psicologica, che appare più sorridente dell’anno scorso. Maliziosamente si potrebbe far osservare che dovrebbe esser contento di aver fissato il valore del dollaro all’atto della stipula del contratto, visto l’andamento della valuta statunitense. Vi assicuro che non è così, anche se Carasso si sta mordendo le mani.
Comunque un Johnson soddisfatto, non appagato, rappresenta un elemento di tranquillità in più per Pasini. Il quale poi si è dichiarato contento dei miglioramenti di Paci, soprattutto sul piano caratteriale. Paci è rientrato dal prestito alla corte di Mangano maturato, anche se, essendo militare, lo avremo a mezzo servizio. Ha rinforzato il settore delle guardie, dove l’impiego di Ottaviani appare perlomeno prematuro, e se saprà adeguatamente sostituire Benatti nei momenti in cui questo dovrà rifiatare, sarà un’arma in più per la Marr. In ogni caso è tempo che qualcuno sia finalmente profeta in patria. Daniele è la novità di quest’anno: fisico armonioso e potente, intraprendenza e giovanile esuberanza, qualche buon movimento in attacco, queste le caratteristiche che mi sono saltate agli occhi nell’unica occasione in cui ho avuto l’occasione di vederlo all’opera. Dovrà disciplinarsi in difesa e sicuramente il suo minutaggio dipenderà dal comportamento e dai falli di Ernesto; il campionato dirà del suo rendimento, sicuramente in prospettiva è un buon acquisto.
Degli altri si può dire che abbiano già mostrato un soddisfacente stato di forma, anche se i risultati del precampionato appaiono contraddittori. Ma quelli contano poco. Da domenica si farà sul serio. Superato brillantemente lo scoglio del settimo anno di convivenza con la serie A, foriero di crisi in tutti i matrimoni che si rispettino, la Marr è attesa a nuove verifiche e a nuovi impegni: ché le trascorse vicende e le benemerenze acquisite non rappresentano un viatico sufficiente a rassicurare chicchessia. La concorrenza è spietata, il fattore sorpresa non funzionerà più, le neo-promosse appaiono agguerrite. Fin da domenica avremo modo di verificare l’esattezza di queste previsioni su uno dei campi più scabrosi, per condizioni ambientali, di tutta la serie A, al cospetto dell’OTC di Livorno, sorprendentemente approdata alla massima serie e decisissima a rimanerci. Sarà assente Paci, impegnato con la Nazionale Militare e non avremo Cecchini, reduce da un malanno, al meglio della condizione.
Sarebbe bello tornare a casa coi due punti, anche perché le partite che ci attendono poi in questa fase iniziale del campionato non autorizzano rosee previsioni. Ma è lecito sperare.
Forza Marr!
4 ottobre 1985
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