Quanto buon senso abbia la Federazione nel deliberare che dall’85 i giocatori stranieri debbano provenire unicamente dagli Stati Uniti per evitare confusione ed assicurare la massima omogeneità tecnica al nostro campionato, lo si è visto nel corso della partita casalinga con la GE.DE.CO.
E’ora di finirla con questi slavi, con la fissa del canestro, vengono qui e segnano valanghe di punti, non hanno niente da insegnare a nessuno, non sanno neppure chi è Bobby Knight, mai fatto uno stage, mai visto Detroit, gli dici back-door e non ti rispondono neppure, con un allenatore ungherese, poi! E magari si fanno pagare in dollari, mica in dinari (e che, c’è scritto Giocondo?)! Confusione, tutto questo non può che generare confusione! E infatti, due settimane fa, chi più di tutti ha pagato per questa anomala situazione è stato Wansley, che per tutta la partita si è aggirato per il campo in evidente stato confusionale. Ora vi sveliamo i retroscena: il buon Ernesto cui, a scanso di dubbi, vogliamo veramente bene, è abituato a scambiare spallate, panciate e convenevoli vari col pivot avversario di turno, tanto è vero che ormai se ne è sparsa la voce e tutti i pivot giocano a otto metri dal canestro (Hardy si era messo addirittura a portare su la palla) per sottrarsi alle sue appiccicose effusioni. Diciamo subito che questo comportamento rientra nel classico spirito americano (avete presente le sane, tradizionali scazzottate fra amici?): l’invenzione dello “schiaffo del soldato” si fa addirittura risalire a Giorgio Washington che ebbe questa formidabile intuizione attraversando il Potomac e fu a lungo praticata da Tex Willer e Kit Carson nei rari momenti di relax (non sapevano proprio cosa fare, avete mai visto Tex con una donna?), ritrovando nuovi fasti con Carter.
Ora Ernesto, dopo aver visto i primi tiri di Dalipagic, deve aver pensato: “Questo qui è un americano!” e ha cercato di attaccar bottone col presunto connazionale, approfittando dei momenti in cui Hardy giocava al piano di sopra o portava su la palla: “Hey man, where are you from?”, e quello zitto; “Good shot!”; e quello niente, che poi, quando gioca, Dalipagic non dà confidenza a nessuno. E già il nostro cominciava ad innervosirsi.
Poi, dopo una stoppata di Sims, i primi dubbi, quando lo ha sentito sacramentare in una lingua strana, fatta di suoni gutturali. Wansley è rimasto interdetto: ha chiesto lumi ad Hardy e questi, intuito lo sgomento del collega (non per niente è uno dei migliori stranieri della A2 nonché laureato in psicologia), dapprima ha fatto finta di niente, poi, spingendolo mentre andava a rimbalzo, gli ha sussurrato in un orecchio: “Communist!”, e per Ernesto sul campo è calato lo spettro del KGB. Ha borbottato: “Maledetti rossi”, ha fatto l’occhietto ad Ottaviani e gli ha detto fra i denti: “Pedinalo senza che se ne accorga, poi fammi sapere”. Ottaviani ha inforcato gli occhiali scuri, si è alzato il bavero del trench e si è messo discretamente sulle piste dello slavo, che infatti non si è accorto di essere marcato. Wansley, da parte sua, preoccupato di non svelare alcuno dei segreti della tecnica made in USA soprattutto in vista dei Giochi Olimpici di Los Angeles, per eccesso di patriottismo ha fatto tutto fuorché giocare a basket. Così è andata, più o meno. Sims, invece, ingenuo, non si è accorto di niente ad ha sfoderato la miglior prestazione dell’anno.
Alla fine l’allenatore della GE.DE.CO., grandissimo figlio della puszta, ha stretto la mano a Pasini :’ “Toth!” con la mano sinistra appoggiata all’avambraccio destro e se ne è andato. Piero, che è un signore, lì per lì non ha detto niente, poi, negli spogliatoi, ne ha tirate quattro che al confronto Mastelloni è un dilettante.
Purtroppo lo stato confusionale di Wansley si è manifestato poi, per le stesse ragioni, anche a Reggio Calabria, assumendo caratteristiche di cronicità, anche se il nostro aveva mostrato sintomi di miglioramento durante gli allenamenti infrasettimanali. Pare che ad influenzare negativamente gli umori di Wansley sia stata la presenza di Sigei Kupec, un esperto di balistica e di bombe K dal nome affatto rassicurante. “A me quello là non mi convince – mugugnava prima della partita – ma la CIA, cosa fa, dorme?” E il dubbio lo tormentava.
Ad un certo punto ha sfoderato un vecchio trucco, sempre efficace, che usava Patton per sputtanare le spie tedesche durante la seconda guerra mondiale sulle Ardenne : “Chi era il quarterback dei Cincinnati Royals nel Superbowl del ’62?” Sigei, che lo stava marcando da dietro, palpandogli il posteriore ha risposto con l’aria trasognata: “Carmen Russo” e per Wansley è giunta puntuale la conferma che qualcosa non andava. Solo Benatti, che è molto legato a Ernesto fin dai tempi della comune militanza nelle file della squadra sabauda, ha avvertito il disagio del compagno e ne è rimasto contagiato, giocando una partita sotto tono.
Beh, dall’85 questi problemi non ci saranno più; la Federbasket ha eliminato ogni possibilità di confusione e di ambigue promiscuità, con buona pace di Oscar e Dalipagic, e, per chi ha buona memoria, dei vari Cosic, Djuric, Raikovic, Korac ecc. Noi personalmente ci auguriamo che fin da giovedì con la Carrera Wansley, e con lui tutti gli altri, abbia superato questo momento di incertezza: Allen e Pondexter sono americani, non ci sono dubbi!
Altri dubbi stanno intanto affiorando fra i tifosi, e non solo fra loro: Paci, giovane di belle speranze, non è riuscito a conquistarsi in squadra quello spazio che era doveroso supporre all’inizio di un campionato che avrebbe dovuto consacrare le qualità parzialmente già espresse. Anche a Reggio ha fatto una fugace apparizione sul parquet: ecco, il gioiellino della Marr non gioca qualche minuto, appare! Come la Madonna a Bernadette, ecco che Paolo appare, ora lo vedi sotto canestro là, ora a metà campo qua, come un flash. Quando lo vedi con la palla in mano non sai mai se è lui o se si tratti di una visione: ora c’è, ora non c’è più, e il sospetto della crisi mistica ti assale. E il bello è che ormai comincia a crederci anche lui: ha deciso di farsi crescere i capelli a boccoli, che sono già biondi, per dare maggiore ieraticità al viso, ed ha programmato le proprie vacanze. Si recherà, anzi apparirà, a Lourdes i primi di maggio, a Fatima e S. Giacomo di Compostella a giugno e a Loreto in luglio per il gran finale, riservando le apparizioni di agosto all’albergo del padre.
Sta scemando l’interessamento di Porelli per il nostro Paci, in compenso pare che stiano giungendo vantaggiose offerte dal Vaticano.
Carasso sta vagliando la situazione: lo IOR ha dato il massimo delle garanzie.
E indulgenza plenaria!
23 marzo 1984
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