Da molto tempo tanti si interrogavano sul fatto, curioso in verità, che la Biklim avesse fino ad oggi colto più successi in trasferta che fra le mura, per così dire, amiche.
Nel calcio esistono delle ragioni squisitamente tecniche a comportamenti del genere: alcune squadre praticano, per scelta o per necessità, un gioco di rimessa, amano colpire in contropiede e, fuori casa, al cospetto di squadre che si riversano, portate da un certo entusiasmo, nella metà campo avversaria, trovano spazi per le giuste controffensive. Nel basket le cose suonano in maniera diversa, essendoci maggior equilibrio fra difesa e attacco, contropiede e attacco manovrato e veramente una disamina delle ragioni che hanno fino ad oggi determinato un maggior rendimento in trasferta anziché in casa appariva piuttosto difficile ed articolata. Per fortuna il problema, che a quanto leggiamo, tradisce il malessere di un ambiente che fatica a trovare un dialogo sereno col suo pubblico, è stato risolto empiricamente da Carasso con l’aiuto, naturalmente, dello psicologo, ché altrimenti, a dar retta ai cosiddetti tecnici, chissà dove ci avrebbe portato.
Così, in vista della partita con l’Alno, hanno cominciato a dire che, a causa dell’indisponibilità del Palazzetto, avremmo giocato l’incontro a Fabriano; il prossimo anno avremmo in compenso giocato due incontri in casa, sperando che il trend negativo casalingo sarebbe cambiato.
La squadra è partita col pullman alle 14,30 dalla sede; i vetri fumé impedivano di vedere all’esterno e il provvedimento è stato giustificato dalla necessità di mantenere la massima concentrazione. Hanno girovagato fino alle 16,30, mentre McMillen catechizzava tutti sulla delicatezza di un incontro in trasferta e la radio in sottofondo trasmetteva una cassetta preregistrata con musiche folcloristiche marchigiane, passando da Radio Fano a Radio Ancona 103 per finire a Radio Frasassi International.
Alle 17 hanno fatto ingresso, bendati per non farsi coinvolgere emotivamente da una folla ostile, al Flaminio, accolti dal custode travestito da Merloni, che ha dato un breve cenno di benvenuto e ha distribuito a tutti prodotti dell’artigianato locale e della famosa cartiera. Hanno raggiunto gli spogliatoi degli ospiti, opportunamente camuffati da un noto arredatore locale e al loro ingresso in campo gli ultrà, adeguatamente preparati, li hanno accolti con la bordata di fischi che è di prammatica in questi casi, riservando un calorosissimo applauso ai fabrianesi, piuttosto stupefatti.
Tutti gli spettatori delle prime file erano travestiti da marchigiani e intonavano il tipico coro :”In A1 si va..!”; i ragazzi addetti all’asciugatura del parquet erano stati sostituiti e indossavano delle magliette con l’effigie di Marcel; dietro i canestri troneggiavano gigantografie di Merloni e Forlani. Anche i giornalisti seduti all’apposito tavolo si erano camuffati da inviati della Gazzetta di Fabriano e del Resto del Carlino Marche; gli infermieri indossavano le divise del Fatebenefratelli di Ancona e i poliziotti di servizio prestavano le loro attenzioni al solito gruppetto di sconsiderati che segue spesso la squadra in trasferta. Insomma, una messinscena perfetta. E i nostri hanno giocato veramente alla grande, come se fossero stati veramente in trasferta, confortati anche da un arbitraggio che concedeva i soliti benefici alla squadra di casa, l’Alno, raggiungendo anche 18 punti di vantaggio quando mancavano 8 minuti al termine.
Qui è successo il patatrac: è stato Zam Frederick che, avvicinatosi alle transenne per salutare Smith, ha causato inconsapevolmente il disastro. Il dialogo fra i due, a quanto riferiscono alcuni testimoni, è stato più o meno questo: “Hei, Zam, che ci fai qui a Fabriano?” “Hei, Marc, sei già ubriaco? Siamo a Rimini!” “Rimini?” “Rimini. Ci vediamo fra mezz’ora al solito posto”. A Smith è crollato il mondo addosso ed ha sbagliato subito un canestro già fatto. Contemporaneamente a Crescentini, quello che scrive qua sopra, è caduto il naso finto e Ferro lo ha subito riconosciuto; la voce si è sparsa in un attimo e conferme sono venute subito dalla radiolina che Cancian porta sempre con sé in panchina. E la partita è fatalmente andata come tutti sappiamo.
Domenica prossima non ci sono problemi: siamo in trasferta a Cremona. Ma bisognerà escogitare qualcosa per le prossime partite casalinghe, perché lo stesso trucco adottato con l’Alno sarà improponibile.
Peccato, perché aveva funzionato.
26 febbraio 1988
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