Così, come da copione, siamo giunti alla partita decisiva, quella che, raggiunta la salvezza con tanto anticipo, vale una stagione. In sede di pronostico, all’inizio di campionato, avevamo già il sentore che questa partita sarebbe stata in qualche modo decisiva, a parte il fatto che tutte le contese con la squadra di Reggio Emilia, hanno un sapore particolare, vuoi per tradizione, vuoi per la presenza di Lombardi. Forse arriviamo a questo appuntamento per sentieri imprevisti, che imperscrutabili disegni degli dei che guidano le traiettorie dei palloni di basket hanno tracciato.
Entrambe le squadre sono reduci da due sconfitte consecutive, che hanno lasciato via libera verso il settimo posto in classifica alla non irresistibile Granarolo di Gamba. Due sconfitte di strettissima misura per la Marr, una contro la Simac guerriera, l’altra contro la retrocessa Stefanel. Forse ci stava anche, ma preoccupa il modo con cui sono maturate: dilapidando cioè vantaggi consistenti, accusando cali di tenuta in secondi tempi da fucilazione. E qui sarebbe interessante stabilire se di calo fisico si sia trattato o di incapacità psicologica a gestire situazioni con un vantaggio che pareva inattaccabile. O di un gioco delle probabilità che vuole che, se la Marr ha vinto più di una partita all’ultimo tiro, sia chiamata, o destinata, a perderne qualcuna alla stessa maniera. La mia impressione tuttavia, senza scomodare statistiche e cabala, è che la Marr giochi meglio quando si trovi in condizioni di tensione agonistica derivante da uno stato di inferiorità; qui si esaltano le virtù di ognuno, per lunga educazione ad affrontare situazioni del genere, e non altre, in obbedienza al gioco “cerebrale” e sparagnino di Pasini. La Marr che centellina ogni pallone, speculatrice ed attenta, pare smarrirsi, e non si tratta di ebbrezza da altitudine, quando si avvicina alla vetta, anziché esaltarsi a nuove visioni. Qui sta il salto di qualità che tutti auspichiamo, anche se non possiamo dirci sicuramente insoddisfatti di tutto quello che la squadra di Pasini ha fino ad oggi dato ai suoi tifosi.
Un’altra annotazione mi sento di fare, a fianco di queste considerazioni che non nascono ma si evidenziano dalle ultime due sconfitte: la Marr ha perso malgrado la buona vena e le ottime prestazioni dell’uomo di maggior talento e peso tecnico della squadra. Mi riferisco a Johnson, che ha giocato contro Simac e Stefanel ad ottimi livelli e soprattutto con grande determinazione e “voglia di fare”. Ora, Reggie non sarà un vincente, come qualcuno afferma, anche se non mi sento di sostenere questa tesi; però la squadra non è mentalmente preparata a cercarlo con l’insistenza che, quando è in vena, sarebbe necessaria, né è disposta a riconoscergli quelle doti di leadership che, partito dall’NBA sicuramente gli difettavano, ma che oggi potrebbe aver recuperato. E se è giusto che tutti i componenti della squadra si sentano investiti delle medesime responsabilità, e questo è uno dei grandi meriti di Pasini, è delittuoso non ricercare le soluzioni più razionali nei momenti topici della partita. Senza per questo gettare la croce addosso a Cecchini, che contro la Simac ha cercato, col coraggio che gli conosciamo, la penetrazione vincente senza trovarla.
A Trieste ci hanno condannato il naso aquilino di Bertolotti, che né le guardie né il pallido Dal Seno sono riusciti a fermare e le bombe del Grande Puffo Fischetto. Pasini aveva fiutato il pericolo, ordinando nei minuti finali una box and one (quattro a zona e uno a uomo per quei pochissimi che non sono addentro ai misteri del lessico cestistico) affidando il play triestino a Cecchini, anziché a Benatti, forse temendone le penetrazioni anziché il tiro frontale. Cecco si è piantato su un blocco maligno del boscaiolo Riva e Fischetto ha potuto scoccare il tiro che ci ha condannato. Così ci presentiamo all’appuntamento con le Riunite con la necessità assoluta di vincere recuperando i 7 punti coi quali ci sconfissero all’andata (quanti rimpianti!). In cauda venenum.
Riunite al metanolo quindi? Le ultime due partite le ha perse malamente, a Reggio Calabria trafitta dalle bordate del mini play Bianchi (questi piccoletti cominciano a dare un bel danno!) e in casa della Mobilgirgi sempre a caccia del secondo posto in classifica. Appaiono in debito d’ossigeno che Morse non sempre riesce a celare, ed estenuate dal ruolo di squadra rivelazione e dalla panchina corta, anche se è rientrato Rustichelli. Ma non dubitiamo che getteranno nella contesa orgoglio e residue energie; e la verve di Montecchi, il cui contenimento rappresenta una delle chiavi della partita.
Per un tempo abbiamo fatto tremare la Simac e Benatti ha surclassato D’Antoni: qua occorrerà tenere fino in fondo. Lo meritano la squadra, il pubblico e la società. Lo merita Lombardi.
11 aprile 1986