A Trieste aspettavano la Sacramora per farne un sol boccone.
Lombardi aveva dichiarato che se avesse perso si sarebbe amputato i corbelli; ma alla fine del primo tempo il palazzetto era ammutolito e la signora Lombardi appariva visibilmente nervosa. 60 punti, un gioco scintillante condotto ad un ritmo pazzesco, l’Oece gravata di falli, i triestini sugli spalti parevano non credere ai propri occhi.
Eppure, paradossalmente, la partita l’abbiamo persa, o perlomeno non l’abbiamo vinta, nel primo tempo! Perché L’Oece era lì, a 5 punti, razzolando qualche canestro di rapina, adattandosi a ritmi per lei inusuali, schiumando rabbia, mantenendo il passo comunque. Poi, dopo quel primo tempo giocato in apnea, la fatica si faceva sentire: La partita proseguiva su ritmi più “umani”. Lombardi, che aveva come di consuetudine cambiato gli uomini continuamente, se li ritrovava più lucidi nel finale e si assicurava la posta in palio. Una partita bellissima, vibrante, una partita “vera” soprattutto, perché ambo le squadre si stavano giocando molto: noi l’ammissione allo spareggio per la A1, loro erano addirittura in corsa per la promozione. Se l’Honky non avesse vinto a Brescia. Oggi, per la Sacramora, le speranze di spareggio sono legate alla vittoria dell’Oece a Caserta: non ci resta che fare gli auguri a quell’antipatico di Lombardi.
La partita di Trieste ci ha comunque confermato le qualità della nostra squadra, e in parte i limiti, che un gioco a velocità supersonica spesso riesce a mascherare. Forse Rossi ha peccato di presunzione pensando che, per esempio, Vecchiato potesse reggere il ritmo del primo tempo e cambiandolo quando ormai aveva fuso; ma la squadra e l’allenatore ci sono, finalmente, e con qualche ritocco saremo competitivi, il prossimo anno.
Per concludere, un elogio in blocco a tutti i giocatori; a Trieste ci hanno regalato momenti di grande basket, degno del Madison.
Chi è mancato (Pippo) dovrà dir sospirando “Io non c’era”.
20 marzo 1982
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