Varie sono le componenti umane e non del mondo del basket. Ci sono i giocatori, gli allenatori, gli aiuto- allenatori, Vasi, i Dt, i Ds, i massaggiatori, gli psicologi, i segnapunti, Guido, quelli che puliscono il parquet, mi scusino quelli che ho dimenticato, e ci sono gli arbitri. I quali sono purtroppo indispensabili, come i giocatori e il pallone, non se ne può proprio fare a meno; abbiamo spesso provato a farne senza nelle partitelle fra amici, nella maggior parte dei casi si sono rotte delle amicizie.
E sono del resto la categoria più odiata fra quelle che compongono il mondo del basket: io dico che occorre una buona dose di masochismo, presunzione e coraggio insieme per fare l’arbitro, e per questo li ammiro. Non conosco nessun giocatore che non abbia desiderato di chiudere la carriera con almeno uno schiaffo ad un arbitro: uno che fa atletica potrà desiderare, che so, di chiudere in bellezza con un record mondiale, un boxeur con una borsa di 100 miliardi, un calciatore dell’Arsenal morire a Wembley di fronte alla regina Elisabetta, un fantino passare una notte intera fra le braccia di Giubilo. Ebbene, provate a chiedere, non dico a Meneghin che, tipo sanguigno, con gli arbitri ce l’ha sempre avuta, ma a uno pio come Marzorati, notoriamente tutto basket scuola e chiesa: io dico che uno schiaffo a Martolini non glielo leva nessuno. Fortunatamente poi non se ne fa niente, di solito, ché altrimenti gli arbitri a piede libero sarebbero meno, né sono previste, come per i terroristi, riduzioni della pena per gli arbitri pentiti, E del resto non ne conosco, questi impudenti.
Io, personalmente, sono stato perseguitato da due generazioni di arbitri: i De Vito (non volermene, De Vito senior, anche bei ricordi ci sono, eravamo più giovani). De Vito senior mi tartassava quando avevo 15 anni, nei tornei giovanili, negli studenteschi, nei palii estivi, quando avevo a che fare con vecchi marpioni, dicendomi che ero giovane e dovevo imparare (vedi la funzione formativa dell’arbitro!). Quello junior, l’anno scorso, in promozione, mi fischiava anche le intenzioni, perché diceva (ma a cosa servono le lezioni dei padri?) che ero una vecchia volpe. (lo me li immagino, la sera a tavola, vestiti in grigio col fischietto al collo, il padre che chiede al figlio con aria severa: “Quanti sfondamenti hai fischiato oggi?” “Nessuno, papà” “Tecnico!” ed espulsione immediata).
Comunque gli arbitri sono una componente del gioco, come le storte, i parquet scivolosi, i tabelloni che si rompono e come tali vanno tenuti in considerazione, valutandone il metro di interpretazione ed adattandovisi.
Infine, per chi ne volesse sapere di più, il più grosso esperto in fatto di arbitri è quel signore, che saluto con piacere, artigiano del legno, che da 20 anni siede sempre vicino all’ingresso degli arbitri sul terreno di gioco e da 20 anni urla nelle loro orecchie, l’aria non proprio amichevole.
Non sempre afferriamo quello che dice, ma siamo sicuri che ha ragione.
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